basketball

Ogni tanto credo faccia bene mettersi un po’ alla prova, alzare l’asticella delle difficoltà, sfidarsi su qualcosa di arduo, di faticoso. Vale la pena talvolta guardare in faccia alle proprie paure, con l’intenzione di sostenere lo sguardo e affrontarle a viso aperto.

È quello che abbiamo pensato Gianluigi ed io quando abbiamo organizzato la partita amichevole di basket dei nostri ragazzi (categoria esordienti) contro la squadra di categoria superiore. Un po’ troppo abituati a “vincere facile” in campionato, avevano bisogno non di una “lezione”, ma di un’occasione per misurare le proprie capacità e sfidare i propri limiti. Insomma, giocare con qualcuno che li spronasse a dare di più: più impegno, più tecnica e più determinazione.

Così è stato: domenica abbiamo giocato un grande match, una partita temuta e allo stesso tempo ambita e desiderata. Gli sguardi un po’ spaventati dei miei tradivano la paura di giocare contro questi ragazzoni, più alti di loro di almeno una spanna. C’era tensione in panchina e consapevolezza che l’avversario era certamente superiore, anche se nessuno sapeva di quanto. I ragazzi sapevano che non si partiva per una scampagnata ma per una camminata in salita, su un sentiero arduo e sfidante. In fondo è quello che cercavamo: non una passeggiata lungo il lago ma un’arrampicata in quota.

Talvolta siamo proprio noi adulti a spianare troppo la strada dei nostri figli, a levare ogni piccolo sasso sul cammino affinché esso sia piano e semplice; diventiamo talmente protettivi che eliminiamo anche quella giusta dose di sacrificio che aiuta a crescere, che stimola a tirar fuori tutte le risorse, anche quelle che avevi lasciato nascoste in cantina e non pensavi manco di avere.

La fatica può essere un luogo di conoscenza di sé, grazie alla quale ciascuno diviene più consapevole delle proprie risorse e dei propri limiti. Le sfide e le difficoltà sono l’occasione per superare quei limiti che ci eravamo autoimposti e rendersi conto che, attraverso l’impegno e l’allenamento, si può migliorare, si può crescere e si può vincere.

Non è stato il caso dei nostri ragazzi, che sono usciti sconfitti dal campo di gioco. Ma sui loro volti non ho visto delusione, né rammarico, tantomeno tristezza; sapevano che avevano dato tanto, anzi tutto, ciascuno secondo le proprie capacità.  Ognuno di loro ha lasciato il campo con l’orgoglio di aver accettato la sfida, di non essersi sottratto alla prova, ma di averla affrontata con la testa e con il cuore.

In fondo lo sport è anche (e forse prima di tutto) questo: imparare che non sempre il numero dei canestri racconta fedelmente la tua gara; ci sono cose che riempiono il cuore di gioia, che ti fanno sentire un vincitore al di là del punteggio. Sono quelle occasioni che ti fanno crescere al di là del risultato e al di là della vittoria. Spero sia quello che abbiamo imparato i nostri ragazzi domenica scorsa… a futura memoria….

Marco Z.

 

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