Zbogom Martin!

 

Conosco quegli occhi un po’ timidi e beffardi: appartenevano ad un ragazzino impacciato ed introverso. Ora li vedo brillare sul volto di un ragazzone di un metro e novanta, ma conservano la stessa lucentezza e la medesima dolcezza.

Martin è lo “straniero” della nostra squadra, giacché il suo passaporto dichiara una cittadinanza croata. In realtà la parola straniero non gli si addice particolarmente: è nato in Italia, è cresciuto tra noi e ha assunto tutti i tratti, positivi e meno, del Bel Paese. E tuttavia un piccolo segno di “esoticità” lo conserva ben distinto, perché l’amore per la sua terra di origine trapela ogni tanto, insieme a qualche parola in croato, pronunciata sempre sottovoce e con una certa reticenza.

Anche se italianissimo nella lingua e nel comportamento, Martin è divenuto davvero la “stella straniera” della nostra squadra: quell’altezza imbarazzante (ormai manca poco ai due metri), la sua tecnica e la sua passione per il basket, lo hanno portato ad essere, partita dopo partita, un giocatore chiave del nostro gruppo, ruolo questo che tutti gli riconoscono come una evidenza inappellabile.

Però, per chi lo conosce bene, la crescita più sorprendente e strabiliante non è quella legata ai suoi centimetri, ma quella che attiene al suo stile, alla sua determinazione e al suo carattere. Non so perché ma quando ti trovi davanti un “piccolo gigante” ti viene spontaneo credere che la stessa “grandezza” sia presente anche nel suo carattere e nel suo animo. Per poi accorgersi, giustamente, che Martin è un ragazzino come tutti gli altri, con le sue debolezze e le sua inevitabili fragilità. Penso sia proprio rispetto a queste sua fragilità che Martin ha compiuto il percorso di maturazione più bello e significativo. È consolante osservarlo oggi maggiormente consapevole delle proprie capacità e potenzialità, più determinato sul campo di gioco (e spero anche fuori), più capace di sopportare le frustrazioni che la vita gli pone davanti, durante una partita di basket o in mille altre occasioni più feriali.

In fondo è stato così per Martin ma lo stesso vale anche per molti altri “piccoli campioni” della squadra: la parte più affascinante e sorprendente è sempre quella che non si vede, quella che si cela dietro l’esteriorità dell’apparenza, quella che attiene al piccolo e complicato mondo interiore che ciascuno di noi custodisce come un piccolo tesoro.

La famiglia di Martin ormai è prossima al rientro in patria, un ritorno nell’amata Croazia, sognato da tanto tempo e che ora diviene realtà. Da parte nostra ci priveremo del nostro piccolo grande campione croato, ma soprattutto perderemo una bella persona, un ragazzino che avremmo voluto ancora vedere crescere e progredire, sul campo da basket e fuori. Ma, si sa, la Vita ha vie spesso imprevedibili e incomprensibili. Eccoci quindi qui a dover dire “zbogom Martin”, arrivederci Martin, con un nodo in gola ed un po’ di tristezza.

Una cosa tuttavia ci consola e ci conforta: che quello che abbiamo dato e ricevuto, quello che abbiamo condiviso e vissuto insieme, resterà come un patrimonio imperituro nella vita di Martin e nella nostra, giacché, nella Vita, ciò che è trafficato con amore e passione, resta come tesoro affidabile e garantito per l’esistenza.

Marco

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